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SEMINARIO DI PURNA YOGA

Aggiornamento: 22 mar


Si dice che c’è un albero eterno (Ashvattham) le cui radici sono in alto e i rami verso il basso, le cui foglie sono canzoni sacre, e colui che le conosce, conosce i Veda. I rami di tale albero si estendono sia verso l’alto che verso il basso, si sviluppa tramite le tre guna e i suoi germogli sono i vari sensi (organi di senso, mente, ecc.); le sue radici si diffondono anche verso il basso dando così origine alle azioni nel mondo degli umani.

Gli uomini non vedono la forma di questo albero, né il suo inizio, né la sua fine, né la sua base.

(Bhagavad Gita – Capitolo 15)




L'albero della vita, Asvattham, nella Bhagavad Gītā, è chiamato anche samskaravrksa, l’albero del divenire.

L’albero della vita in tantissime culture, inclusa quella indiana, è metafora dell’esistenza.

L’albero ha in cielo le sue radici, come la vita ha la sua origine dalla coscienza cosmica; i suoi rami vanno all’ingiù, la vita si estende in questo mondo. E così nell’essere umano, come diceva Platone, il corpo viene dalla terra, l’anima, dal cielo.

Le radici in cielo fanno di noi esseri umani eterni viaggiatori, mai dispersi se saldi in questa consapevolezza.


In questi tre giorni di pratica cercheremo di diffondere i nostri fiori e i nostri frutti e di renderli belli, succosi, profumati e disponibili.

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